Benedetto XVI

Il «grazie» della Diocesi al Papa emerito

I messaggi di cordoglio di mons. Mario Delpini e del cardinale Angelo Scola per la scomparsa di papa Benedetto XVI
Placeholder
Icona Fiaccola
Benedetto XVI e il cardinale Scola durante l’Incontro mondiale delle famiglie nel giugno 2012

Mi faccio voce di tutta la Diocesi di Milano per esprimere un tributo di riconoscenza nei confronti di Benedetto XVI.

La Chiesa tutta deve essere molto riconoscente a un uomo che ha testimoniato una coerenza esemplare con la propria coscienza, una coerenza che lo ha reso limpido e fermo nelle scelte, disponibile anche all’inedito per testimoniare la sua fedeltà e responsabilità.

La Chiesa deve essere molto riconoscente a un teologo che ha perseguito instancabilmente la ricerca del volto del Dio di Gesù Cristo e del linguaggio adatto per tradurre in parole comprensibili la riflessione teologica, confrontandosi con franchezza e lucidità con il pensiero contemporaneo, le sue meravigliose conquiste e il suo preoccupante smarrimento.

La Chiesa tutta deve essere molto riconoscente al prete, al Vescovo, al Papa che ha vissuto il suo ministero con serietà, lucidità, passione per l’unità della Chiesa: rigoroso nei pensieri, straordinariamente preciso, chiaro e incisivo nella predicazione e nella stesura dei documenti, ha condotto la Chiesa nella fedeltà al Signore.

Ma la Chiesa ambrosiana ha motivi propri per essere grata a papa Ratzinger. Molti di noi, infatti, incoraggiati dai nostri docenti nei primi anni del percorso teologico, hanno incontrato il suo insegnamento, specie con Introduzione al Cristianesimo, e vi hanno trovato una guida per tutto il percorso di formazione teologica.

L’amicizia fedele durata decenni tra il cardinale Angelo Scola e Joseph Ratzinger si è espressa anche in questi ultimi anni come vicinanza cordiale, ma soprattutto ha propiziato la presenza a Milano del futuro Benedetto XVI per l’aggiornamento del clero e per alcuni eventi particolari, come il funerale di don Giussani.

L’evento più clamoroso è stata la sua partecipazione, da Papa, all’Incontro mondiale delle famiglie che si è tenuto a Milano nel 2012: è stato un momento memorabile per il suo discorso alla Messa conclusiva a Bresso, per il suo stupore entrando nello stadio di San Siro per l’incontro dei cresimandi.

Commossi per la sua testimonianza di libertà spirituale noi lo accompagniamo con la preghiera, perché dopo esser stato umile servitore nella vigna del Signore, riceva il premio delle sue fatiche e del suo amore per Gesù e per la Chiesa.

Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano

La visita di Benedetto XVI a Milano in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie nel giugno 2012

Padre e amico

Il ritorno al Padre di Joseph Ratzinger-papa Benedetto XVI è un fatto che chiede a tutti noi, soprattutto ai cattolici, una particolare riflessione. Non solo da Papa, ma lungo tutta la sua vita, consegnata alla recente biografia di Peter Seewald di ben 1296 pagine, è una testimonianza radicata nella Bibbia, nella tradizione, nel Magistero, nel senso acuto della storia e nel coraggio di affrontare i temi più scottanti che caratterizzano la nostra società.

Ho conosciuto Ratzinger nel 1971 quando, noi italiani con Jaca Book, con De Lubac, von Balthasar e altri teologi di varie parti nel mondo incominciammo a lavorare al progetto della Rivista internazionale Communio. Mi colpì fin da subito la sua umiltà e la delicatezza del suo tratto. Il gusto di conoscere persone con l’evidente intento di entrare in amicizia con loro mi impressionò fin da quel primo incontro alla Katholische Akademie di Monaco di Baviera. Da allora, lungo tutti questi cinquant’anni, mi è stato amico ma ancor più padre non facendomi mai mancare il suo aiuto anche in certi momenti non facili della mia vita.

Collaborando direttamente con lui, quale consultore della Congregazione della fede, mi sono sempre stupito dalla originalità del suo pensiero. Più di una volta è capitato che su taluni documenti, divenuti poi universali per la vita della Chiesa, in qualità di consultori e di esperti non si riusciva a procedere. Poi però, qualche giorno dopo, il cardinale Ratzinger arrivava e con umiltà diceva: «Io ho provato a fare questa stesura. Vedete se vi va bene». E tutte le volte era quella risolutiva, magari con qualche leggera integrazione suggerita dal tale o tal’altro teologo.

Ho più volte detto che lavorando con Ratzinger in gruppo si imparava sempre qualcosa di nuovo. Le sue riflessioni muovevano dalla decisiva affermazione: «Il mio intento di fondo è sempre stato quello di liberare dalle incrostazioni il vero nocciolo della fede, restituendogli energia e dinamismo. Questo impulso è la vera costante della mia vita».  

Sono sicuro che l’apporto dato da Ratzinger-Benedetto XVI alla Chiesa contemporanea, nella sua continuità con san Giovanni Paolo II e nell’apertura di orizzonte entro cui si muove papa Francesco, è stato non solo decisivo ma richiede ulteriore approfondimento in questo tempo di travaglio per la Chiesa tutta.

Voglio concludere queste brevi righe menzionando la disponibilità, essa stessa espressione di umiltà, di papa Ratzinger: tutte le volte che si chiedeva a lui qualche prestazione (un incontro informale – memorabili quelli con il Servo di Dio don Luigi Giussani e un gruppetto di suoi amici -, una meditazione, una conferenza…), nonostante fosse oberato di lavoro, faceva di tutto per accogliere questa proposta. 

Si ristorava con la musica, seguendo in questo il fratello Georg che alla musica ha dedicato la vita.

Sono convinto che le persone care che ci precedono all’altra riva restano fin da ora in contatto con noi. In modo silenzioso, certo, ma non per questo meno efficace. Sono certo che papa Benedetto continuerà a svolgere questa funzione a favore della Chiesa e della società tutta.

In attesa di rivederci diamo a lui oggi il nostro ad-Dio.

Card. Angelo Scola

Tratto dal numero 2 (febbraio 2023) de “la Fiaccola”